Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le Fate d'Oro

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Perodi, Emma 23 occorrenze

Le Fate d'Oro

saputo che la sua mamma, an- data la mattina in città per vendere uova e polli, era stata investita da un carro, e, ferita, era stata portata all'ospedale

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l'inferma Regina. A un tratto ella, destandosi da un breve e irrequieto sonno, si alzò sul letto, e disse all'ape che le era accanto: - Paggio mio caro

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Le Fate d'Oro

- rito. Una sera che era lassù da molte ore, gridando e lamentandosi, un’aquila reale venne a posarsi su un merlo della torre. Il Conte trattenne la

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sulla te- sta aveva tre stelle. Il Manovale, che non aveva mai visto una bellezza simile, rimase abbagliato, e, da seduto che era, si trovò in ginocchio

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da terra la so- rellina, la quale bussò lungamente. Tutt’e due, udendo quel lungo mar- tellìo, dissero: - Che cosa ci diranno quando apri- ranno la

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sellare un ca- vallo bianco, veloce come il vento, lo in- forcò e via di galoppo. Il cavallo, appena ebbe in groppa la vecchina, pareva che sapesse da se

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padre, che temeva un giorno o l'altro gli rimanesse morto da un accesso di bile, si raccoman- dava a tutti di ubbidirlo e compiacerlo. Così i ministri

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allo specchio da mattina a sera. Non sapeva leggere, e se qualche vi- cino osava dirle: Che vergogna che tu non sappia nulla! » la bimba rispondeva

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C'era una volta un bimbo per nome Fiorino. Questo bimbo non avendo nè bab- bo nè mamma, nè alcun parente, fu adot- tato da una strega cattivissima

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portarle due cane- stre di albicocche e al cuoco di recarle fior di farina, uova e zucchero. Ella voleva im- pastare da sè, con le sue mani regali, le torte

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sfamava. Un giorno la frittatina era pronta, fu- mante, sulla tavola, quando entrò nella cu- cinina un moscone dalle ali dorate; ronzò da tutte le

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miei tormenti; laggiù potrei trovare da impie- garmi e non mi mancherebbe il pane. - Le lacrime scendevano copiose lungo le guance di Saaud, perchè

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C'era una volta, in Iscozia, un Conte, che da ricco era diventato povero, ma po- vero. Aveva un tempo belle praterie dove pascolava numeroso bestiame

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che gridavano: « Fate largo al duca di Narroway! » e il Principe ed una bella signora passarono a cavallo, seguìti da uno stuolo di dame, cavalieri

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notte d'accanto al letto della morta, e piangevano da intenerir le pietre. Non avevano potuto accendere nep- pure un lampanino alla loro povera mam- ma, e

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toccare Cipro, a fine d'approvvi- gionarsi d'acqua e di viveri, tutti e tre i cavalieri, come presi da subitanea stan- chezza, caddero in un profondo

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desinare, nella grande sala da pranzo del castello, illuminata soltanto da pochi stecchi che bruciavano nel cami- netto. In tutto il vicinato non c'era

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C'era una volta una vecchina, piccina piccina, stentata stentata, che reggeva l'a- nima coi denti. Quella vecchina aveva una casina da bambole tutta

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loro da mangiare dall'apertura del sacco, che cor- rispondeva alla bocca. Gli aristocratici si divertivano tanto ad imboccarli, che que- gl'infelici

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della nonna, quando sentì una voce che le diceva allegramente: - Buongiorno. - E vide un omino alto come un soldo di cacio saltar fuori da un ciuffo di

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i sultani del- l'Oriente lo trattavano da pari a pari quando dovevano ricorrere ai suoi scrigni per ottenere imprestiti di danaro. - Hamid è grande

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e saggio che il popolo, fin da quando egli era pic- cino, lo aveva soprannominato il principe Celeste; l'altro, che era costato la vita alla madre

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altro che un abito da regina di teletta di oro a gigli d'argento; e via via che Sgricciolina cresceva, il mercante le faceva vedere il vestito

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